Von Schirach e De Cataldo a Libri come
Cari amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
venerdì scorso, nell’ambito della manifestazione Libri come che si sta tenendo all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ho avuto il piacere di assistere alla conferenza dello scrittore tedesco Ferdinand Von Schirach e del nostro Giancarlo De Cataldo dal titolo Come un processo.
L’occasione era la presentazione del nuovo romanzo di Von Schirach, Il caso Collini, uscito in Italia proprio la scorsa settimana per Longanesi, ma il dibattito è stato quanto mai ricco di temi e di spunti extra letterari.
Assistito da un’ottima traduttrice simultanea, De Cataldo ha iniziato ponendo a Von Schirach una domanda che sovente viene rivolta a lui stesso? Perché un giudice – in questo caso un avvocato – scrive libri?
Con grande simpatia e spontaneità, lo scrittore tedesco si è limitato ad affermare che scrive perché la sera non riesce a prendere sonno!
Uno scambio di battute di estrema levità, che però ha posto fin da subito l’accento sull’affabilità di Von Schirach, che è stato capace di affrontare con pari leggerezza temi molto più scottanti. Non è da tutti, infatti, portare sulle spalle il peso di un’eredità scomoda come quella dello scrittore tedesco: suo nonno Baldur durante il regime nazista fu il fondatore della Gioventù hitleriana e dopo la guerra, subì il processo di Norimberga, riportando una condanna a vent’anni.
Lo scrittore, incalzato da De Cataldo, ha ripercorso brevemente le fasi che hanno portato il popolo tedesco ad aprire un dibattito sugli ultimi 60 anni di storia patria, ed ha spiegato come per lui il peso del Nazismo sia una colpa storica non ereditabile dalla generazione attuale, distante anche solo anagraficamente da quel periodo. Ma esiste la consapevolezza che fino agli anni ’70 i reati commessi da ex Nazisti sono stati puniti in maniera ridicolmente lieve: è questa quella che Von Schirach chiama la “seconda colpa” dei Tedeschi e che da avvocato lo colpisce in maniera particolare. La legge nota con la sigla Egowig, approvata dal Bundestag quasi in sordina il primo ottobre 1968, di fatto mandò in prescrizione alcuni crimini nazisti, avendo modificato i termini di prescrizione per l’accusa di omicidio volontario aggravato, che in alcuni casi poteva addirittura essere derubricato a omicidio semplice.
E quando, proprio a proposito dei crimini nazisti, De Cataldo ha menzionato il famoso “armadio della vergogna”, cioè quello in cui erano custoditi i fascicoli delle stragi naziste in Italia presso la Procura militare di Roma e ritrovato per caso negli anni ’90 in uno stanzino con le ante rivolte verso il muro, Von Schirach ammette che Il caso Collini è stato proprio ispirato a uno di quegli eventi.
Della trama del libro non vuole troppo parlare, per lasciare al lettore il piacere di scoprire quale è il vero movente dell’omicidio che Collini perpetra ai danni di un ricco industriale tedesco, ormai ottuagenario.
I due scrittori si soffermano invece ad analizzare il personaggio dell’avvocato difensore di Collini e da uomini di legge mettono in rilievo quali differenze esistono nei due ordinamenti, tedesco e italiano, per l’attribuzione del difensore d’ufficio ad un cittadino accusato di omicidio: De Cataldo si compiace, scherzosamente, del fatto che in Germania è il giudice ad assegnare i casi e, una volta conferito mandato al difensore, questi ha molte poche possibilità di svincolo.
Il tempo, ahimè, è tiranno per definizione e la conferenza mi sembra sia finita in un batter d’occhio!
Pensate che la Rossa non sia riuscita a congratularsi con Von Schirach e a farsi autografare la copia del romanzo?
Come (in) un processo, ecco la prova principe dell’avvenuto misfatto!
E molto presto su Thriller café potrete leggere la recensione completa de Il caso Collini, sempre firmata dalla Rossachescrivegialli!
Buona lettura a tutti voi!
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