Lo scrittore Moussa Konaté e l’economista Federico Caffè si incontrano oggi al …Caffé!
Cari Amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
il surreale titolo di questo post non annuncia un incontro impossibile tra le due personalità indicate (il professor Caffè infatti è mancato nel 1987) ma riguarda due impegni concomitanti per gli studenti dell’I.T.S. Federico Caffè di Roma.
L’odiata campanella dell’inizio delle lezioni li ha catapultati nel lontano Mali a caccia di uno o più feroci assassini, mentre quella pomeridiana li condurrà in Aula Magna per affrontare il primo di un interessante ciclo di conferenze sulla figura dell’economista al quale è intitolato il loro Istituto, nel centenario della sua nascita.
Due impegni importanti, quindi, programmati e preparati con pazienza e dedizione dai loro docenti.
L’”impronta della P.M.” l’ho impressa io nel primo appuntamento, prestando la voce allo scrittore africano Moussa Konaté con la lettura il suo romanzo L’impronta della volpe, un giallo dall’impianto tracciato nel solco del poliziesco francese che tratta temi importanti, dai quali sono scaturite interessanti riflessioni dei ragazzi.
Senza svelare troppo della trama, come è d’obbligo per un buon giallo, cercherò di riassumerne molto schematicamente gli argomenti sottesi all’investigazione del Commissario Habib e dell’ispettore Sosso, regalandovi minuscoli stralci del testo.
L’amicizia: Lega due uomini fin dalla prima infanzia fino alla morte. L’amico è il confidente assoluto, è più di un fratello
L’onore: Némego ha infangato l’onore di Yadjé toccando Yakoromo. Yadjé lo sfiderà domani sulla falesia e lo ucciderà.
Il tradimento: Yadjé ti devi vendicare, devo essere punito.
Le superstizioni: E in più, commissario, quelli sono degli stregoni. Sono capaci di uccidere qualcuno senza toccarlo. E’ per questo che dovreste stare attenti.
Le barriere culturali: Senza rendermene conto, la disprezzavo, questa gente. Mi sono formato alla scuola occidentale, che mi ha insegnato la razionalità, il cartesianesimo. Tutto ciò che prescinde da questo modo di pensare non era degno di interesse.
La donna: E’ la donna che mette al mondo l’uomo, ma comunque non sarà mai un uomo … Arriverà il momento in cui sarai obbligato a prendere per mano tua madre, come una bambina, perché la donna è l’unica creatura che mette al mondo suo padre.
L’odio razziale: I Malinké sono nostri cugini, vero? Vivevano insieme nel grande Mandé settecento anni fa. La sua maniera di fare domande quindi non mi sorprende: i Malinké resteranno sempre dei Malinké.
Cultura antica-cultura moderna: - I Dogon vivono a Pigui, Pigui fa parte di un Paese: il Mali, e solo il Mali ha il diritto di punire. Non possono esistere due leggi nello stesso Paese. – Allora le chiedo, Kéita, tra Pigui e il Mali, cos’è più antico?
Alla fine dell’incontro, a mero titolo informativo, ho chiesto di alzare la mano a chi in futuro intendeva leggere il libro: metà dei ragazzi lo hanno fatto convinti e gli altri mi hanno stupito ancora di più chiedendomi informazioni sugli altri libri a loro disposizione dalla lunghissima lista presente nel sito dei Piccoli Maestri.
Ancora una volta loro hanno stupito me. Ancora una volta la buona letteratura si è fatta ascoltare per il tramite di un Piccolo Maestro.
Un grazie speciale va ai professori Massimo Tegolini e Alessandra Savini, gentilissimi ospiti e insegnanti illuminati, mentre è d’obbligo ringraziare la Del Vecchio editore in persona del suo addetto stampa, Fiammetta Bianchitelli, per aver donato alla scuola alcune copie del romanzo di Konaté.
Da adesso in poi i ragazzi del Federico Caffè non avranno più scuse per non leggere un altro buon libro!
Buona lettura (sempre!) a tutti dalla Rossa!