Le recensioni della Rossa per Thriller café: ROCHESTER di Andrea Carlo Cappi
“La malattia lo aveva cambiato e poiché la mia vita era solo il riflesso della sua, quando la fiamma si spense persi tutto. E io divenni strumento di vendetta e della vendetta altrui feci strumento per la vendetta mia.”
SOTTOLINEATO perché … rende alla perfezione le motivazioni del tradimento del servo nei confronti del Conte.
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Cari amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
ancora una volta mi è toccato in sorte un libro legato in qualche modo ad un film. Si tratta di Rochester di Andrea Carlo Cappi che – come recita la copertina – narra “La storia che ha anticipato The Libertine con Johnny Depp, svelando ciò che il film non ha osato raccontare“.
Scritto in prima persona, Rochester ci riporta la confessione del tradimento del servo Thomas Alcock nei confronti del suo padrone John Wilmot, II conte di Rochester. Universalmente riconosciuto come uno dei più grandi libertini del passato, Rochester ha lasciato un marchio indelebile nella storia inglese per aver intrecciato le sue vicende con quelle di re Carlo II – erede di quel Carlo I ghigliottinato durante la rivoluzione di Oliver Cromwell – e per aver aver contribuito alla dissoluzione del Puritanesimo, abbracciando le tesi nichiliste hobbesiane.
Come sempre non vi svelo nulla del libro in sé, rimandandovi alla recensione che trovate da oggi su Thriller cafè, ma cercherò di inanellare qualche curiosità sul film del 2004 di Laurence Dunmore.
Un Johnny Depp davvero ispirato da vita a un Rochester molto più “latino” e (quindi) meno lascivo, ma quanto mai incisivo, mentre John Malkovich veste i panni di re Carlo II, il ché – da solo – sottolinea il trascorrere del tempo, dato che in teatro a Chicago un più giovane Malkovich aveva dato vita ad un magistrale Rochester. Strana coincidenza, poi, quella che vede i due attori chiamarsi con lo stesso nome di battesimo del Conte (John).
Il film ha riscosso un discreto successo di critica e pubblico, grazie indubbiamente al carisma degli attori protagonisti, ma anche alla grande sceneggiatura di Stephen Jeffreys, conquistando però solo il premio per la migliore attrice non protagonista ai British Indipendent Film Award per Rosamund Pike, nel ruolo di lady Elizabeth Malet, la moglie del Conte.
Vi ho quanto meno incuriosito?
Buona lettura e a prestissimo!
p.s. Visto che non ho CASSATO nulla, questa volta? Merito di Cappi, certo, ma anche del fatto che il testo è breve, trattandosi di un racconto.