Le recensioni della Rossa per Thriller Café: BENJAMIN di Federico Axat
“Ti dirò una cosa”, continuò Danna, puntando Robert con un indice accusatore, “faremo questo viaggio. Forse oggi no, ma lo faremo. E sai perché?” Danna sembrava aspettare una risposta, era furibonda. “Danna, per favore…”. “Non permetterò che mandi in fumo tutti gli sforzi che ho fatto! Ci ho dedicato giorni e giorni!” “Andrà tutto a posto. Ben ritornerà presto.” “Gli conviene non farlo, credimi.” (pag. 37)
SOTTOLINEATO perché … la personalità della madre è la chiave per capire fino in fondo le motivazioni alla fuga del piccolo Ben.
Ben bevve tre bei sorsi d’aranciata, che accompagnò con cinque biscotti e una barretta di cereali intera. Non aveva la stessa fame che l’aveva attanagliato il giorno prima, ma doveva pur mangiare se non voleva svenire lì sopra. La battuta era divertente, ma fino a un certo punto. Restare in soffitta era una stupidaggine, a tratti lo capiva chiaramente; ma ormai non aveva scelta. Non sapeva perché, ma era così. (pag. 78)
CASSATO perché … l’Autore ci sta fuorviando.
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Cari amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
il libro che vi propongo oggi non è affatto un’amena lettura da spiaggia, a meno che la suddetta spiaggia non sia deserta e solo il rumore lieve delle onda faccia da sottofondo al vostro relax (nel qual caso, però, mi augurerei che trovaste una compagnia non cartacea per ammazzare il tempo…). Facezie a parte, Benjamin di Federico Axat è un libro impegnativo, che richiede grande concentrazione.
Io stessa, prima di redigere la recensione per Thriller Café, ho dovuto rileggerne alcune parti, pervenendo alla conclusione che l’idea di base sia buona (anche se la schizofrenia è oramai abusata) ma che per realizzarla Axat abbia avuto bisogno di forzare alcune situazioni e, di conseguenza, barare qua e là.
Sia chiaro che quello che io considero barare è semplicemente uscire dai canoni del logico-deduttivo per addentrarsi altrove, ma non sempre l’altrove mi piace, soprattutto quando si devono chiamare le cose con un nome diverso per creare sensazione e condurre al colpo di scena finale.
Che poi non lo è affatto, se sarete abili a fiutare le tracce che – ad onor del vero – lo scrittore dissemina, soprattutto avvalendosi dei corsivi.
Non mi resta che augurarvi buona concentrazione e suerte!
A prestissimo!