Demenziale american humor nel West End
Cari Amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
Omicidio nel West End è un film molto sopra le righe, che non credo possa essere apprezzato dagli amanti della Signora del Giallo, pur traendo spunto dalla sua commedia più famosa, Trappola per topi. Già, perché Dame Agatha ne esce con le ossa rotte, considerando anche come il personaggio della Christie è disegnato verso il finale.
Non ci credete? Lasciate che vi racconti…
Londra, 1953 – Durante i festeggiamenti per la centesima recita in un teatro del West End di The Mousetrap, viene ucciso il regista americano Leo Kopernick (Adrien Brody) che dovrebbe filmarne la versione per il cinema. Un’improbabile coppia di poliziotti di Scotland Yard è incaricata delle indagini: l’ispettore Stoddard (Sam Rockwell) e l’agente Stalker (Saoirse Ronan), tanto indolente e stereotipato lui, quanto naif e fuori contesto lei (il personaggio, non la Ronan, che illumina la scena per tutto il film). La storia dell’investigazione va avanti in un rutilante intrecciarsi di passato e presente, divertenti multiscreen, gag surreali e brandelli di investigazioni verosimili, sulle quali però pende il vaticinio che Kopernick ha lanciato all’inizio del film, come voce fuori campo: “Ricordatevi che tutti gli omicidi sono uguali”.
Uguali alla trama di Trappola per topi o a cos’altro?
La rivoluzione copernicana (ops!) che il regista defunto vuole operare del “noioso e prevedibile” whodunit della Christie riuscirà solo alla fine, quando la realtà arriverà a sciogliere l’enigma nell’identica maniera che Kopernick aveva ideato in un esilarante storyboard a disegni.
“Ora siete complici di un crimine. Mi raccomando, non rivelate a nessuno il finale!”
Questo è l’avviso che viene dato a fine commedia dagli attori a teatro e ripetuto a fine film dall’ispettore Stoddard. Croce sul cuore, potessi morire, se aprirò bocca proprio io!
Punti di forza di Omicidio nel West End sono indubbiamente la recitazione di tutto il cast (per metà impegnato in una continua enfasi teatrale), la bellissima scenografia anni ’50 e la caleidoscopica sceneggiatura, che incastra alla perfezione gli elementi della trama dell’autentico Trappola per topi (penso all’omicida che fischietta la melodia di Three blind mice, da dove, peraltro, deriva il titolo originale del film “See how they run”, un verso, cioé della canzoncina dei topolini).
Punto debole, invece, è da ritenersi l’umorismo demenziale riservato a tutti i membri di Scotland Yard, che finiscono per sfiorare Scuola di Polizia. Qualche esempio: l’ispettore Stoddard con la macchina entra sempre dove c’é scritto OUT a cartelli cubitali; oppure, il saluto tra il Commissario e i subalterni è stucchevole (- Commissario! (l’Ispettore al suo superiore) – Ispettore! (l’Agente all’Ispettore) – Agente! (il Commissario al subalterno) – Commissario! (l’Agente al suo superiore); l’Agente Stalker che salta alle conclusioni troppe volte troppo in fretta, tanto che se lo scrive a lettere cubitali sul taccuino delle annotazioni e, chicca finale, il dialogo tra il Commissario e l’agente Stalker, l’unica donna del distretto:
“Vuole un té, Signore?” “Agente, questo non giova alla sua immagine. Come vuole che la prendano sul serio se si propone come “la ragazza del té” “Ha ragione, Signore!” “Una tazza e due zollette, grazie.”
Inoltre, la figura di Agatha Christie viene ridicolizzata nel finale quando, vecchia e tremante, prepara con cura un té avvelenato per l’assassino e finisce per confondersi con le tazze, finendo per stecchire il maggiordomo (che di per sé è pure comico, giacché da annoso presunto colpevole passa a vittima collaterale).
La “rivoluzione copernicana” di cui sopra è stata tradita, a mio avviso, dall’eccessivo indulgere in un tipo di umorismo che non può di certo definirsi british, finendo di rovinare l’intento iniziale della sceneggiatura che era quello di cercare un superamento della posizione del giallo classico all’inglese, avvicinandolo al gusto cinematografico moderno.
Creare paradossi è divertente, usare il sarcasmo è intelligente, ma la facile ilarità spacciata per ricerca intellettuale mi indispettisce.
Un consiglio per finire: leggetevi la trama di Trappola per topi per benino prima di affrontare il film, altrimenti perdereste anche i piccoli raccordi preziosi della sceneggiatura con il lavoro originale.
Buona lettura (e visione) a tutti!
la Rossa
p.s. Qualcuno mi spiega perché Max Mallowan, il marito della Christie, è stato fatto impersonare da Lucian Msamati che è un attore di colore? Bah…