Le recensioni della Rossa per Thriller Café: L’ULTIMA CACCIA di Jean-Christophe Grangé
Cari Amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
in questi ultimi mesi sto leggendo come non mai (in genere, preludio di un periodo creativo) e con molto piacere ho deciso di recensire per Thriller Café i romanzi che divoro (ecco il link alla recensione).
Non avevo mai letto nulla di Grangé ma avevo visto il film del 2000, tratto dal suo maggior successo I fiumi di porpora, con un iconico Jean Reno ad impersonare il Commissario Niémans. Il fatto, però, che non collegassi il film al romanzo odierno perché usciti a distanza di tanti anni, ha reso possibile il miracolo di dimenticarmi di Reno e di poter immaginare un Niémans tutto mio.
Un Commissario caustico, solido, a tratti insopportabilmente burbero non è certo una novità e, in un certo senso, è la storia che lo caratterizza, non é lui che spicca. Molto più incisiva Irina Bogdanovic la sua partner, francese di origine croata che porta dentro di sé le ferite della guerra che portarono al disfacimento dell’ex Jugoslavia.
Una coppia di investigatori, insomma, che mi ha convinta per metà.
L’ambientazione e la trama del thriller, invece, sono molto più significative.
La vegetazione rigogliosa che caratterizza le foreste alsaziane e la grande Foresta Nera del Baden-Wuttemberg fa da coltre impenetrabile ai misteri legati ai brutali omicidi che saranno perpetrati in quei boschi, seguendo il rituale della pirsch, la caccia di appostamento agli animali selvatici di grande taglia. Lo scrittore la descrive nei minimi particolare, ricreando la tensione emotiva legata all’approccio del cacciatore, costretto a tendere i sensi per percepire la preda.
Una trama davvero interessante, che tocca anche un tema molto scottante e controverso, risalente alla 2a Guerra Mondiale: gli eccidi e le scorribande dei Cavalieri Neri di Oskar Dirlenwanger, un corpo speciale creato da Himler per dare la caccia a partigiani e rifugiati nei territori più impervi dell’Est europeo. Nel romanzo di Grangé gli echi di quei rigurgiti neonazisti sono funzionali alla rappresentazione di un mondo quasi feudale, legato alla nobile famiglia dei von Geyersberg. Tutto il mistero sembra ruotare intorno a quel regno incantato, al conte trucidato, alla sorella a cui era legatissimo, allo zio paraplegico e ai due cugini. Un grande impero economico, una grande famiglia, tanti interessi collaterali, le grandi battute di caccia oltre frontiera.
Un grande affresco che a me è piaciuto molto.
Buona lettura a voi e a presto con la recensione di un thriller, ancora permeato da un’ambientazione naturale straordinaria!
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