Le recensioni della Rossa per Thriller Café: ACCADDE ALL’IDROSCALO di Sanvitale e Palmegiani
Cari amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
l’ultimo lavoro della premiata “coppia del crimine” – il giornalista Fabio Sanvitale e l’esperto della scena del crimine Armando Palmegiani – è incentrato sull’omicidio dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini, avvenuta all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre 1975.
Nel presentarvi la recensione che trovate da oggi nella sezione True Crime di Thriller Café, non posso esimermi da qualche riflessione personale.
Molti luoghi di Roma sono legati a Pier Paolo Pasolini sia perchè fonte di ispirazione per i suoi romanzi o perché hanno costituito le scenografie per i suoi film, ma in un quartiere specifico sembra ancora essere tenacemente presente la sua anima: Monteverde. Nessun abitante di quel quartiere, infatti, può dirsi esente dal dover far i conti, ancora oggi, con i luoghi in cui Pasolini visse e scrisse le sue opere più significative, a cominciare da Ragazzi di vita. Io meno che mai. Il palazzo dove abito è costruito pressoché sul luogo esatto del vecchio Ferrobeton, la mia famiglia vive a due passi da dove scendevano i binari che collegavano la fabbrica alla stazione di Trastevere, la targa in memoria dello scrittore è stata affissa sul muro dell’ex scuola media che ho frequentato, il Centro Culturale Lo scrittorio (ancora animato dallo scrittore e pittore Silvio Parrello, “il Pecetto”) si trova in via Ozanam, strada che dovevo percorrere giornalmente per andare al liceo. Avevo appena iniziato le scuole medie quando Pasolini fu ucciso e non avevo mai letto nessuna delle suo opere, eppure la sua alta figura di intellettuale controcorrente permeava i telegiornali, la stampa, l’aria stessa del quartiere, dove tutti sembravano attoniti.
Di anno in anno, invece di spegnersi, la memoria di quel fatto si è radicata ancora di più tanto che, sulle pareti del palazzone dell’Ater di via di Donna Olimpia 5 che fa spazio proprio alla bottega del Pecetto, è un fiorire di murales e gigantografie dello scrittore.
”Ricordati come sono morto” sembra apostrofarti Pier Paolo, quasi sfidandoti a non dimenticarlo con il suo sguardo penetrante.
Sanvitale e Palmegiani, che hanno un fiuto incredibile per analizzare i casi di omicidio controversi, non si sono certo dimenticati di lui. E se è vero come è vero che il punto di partenza per analizzare un delitto è sempre la scena del crimine, ecco che in copertina abbiamo la foto scattata dalla Polizia nell’immediatezza del ritrovamento del cadavere, quando ancora non era stata neanche appurata l’identità di quel corpo sfigurato che giaceva supino. Una banalissima targhetta di tintoria sulla camicia insanguinata ritrovata lontana dal corpo, suggerì il primo indizio. Padolini? Pandini? Posdini? O forse Pasolini?
Era la mattina del 2 novembre 1975.
Il mistero sulle circostanze della sua morte sembrano un pò meno nebulose dopo l’indagine letteraria condotta da Fabio e Armando.
Lo stile colloquiale che alleggerisce il rigore con il quale affrontano cold case celebri, unito all’estrema sagacia investigativa, fanno sì che ogni loro indagine letteraria sia un vero successo.
Non mi resta che augurarvi buona lettura.