Un mistero “letterario” ancora insoluto
Cari Amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
la recente trasferta a Ravenna e l’omaggio al Sommo Poeta sulla sua tomba, mi hanno dato lo spunto per approfondire un argomento che mi ha sempre appassionato moltissimo: in che giorno del 1265 nacque Dante?
Dell’Alighieri, infatti, conosciamo il giorno del Battesimo – 26 marzo 1266, Sabato Santo – e quello della morte – 14 settembre 1321, giorno dedicato all’esaltazione della Croce – ma ci è tutt’ora ignoto il giorno esatto della nascita.
Visto che la mia passione per l’astrologia e per i misteri è quasi pari a quella per la Divina Commedia, ho provato ad indagare un po’.
Gli studiosi danteschi collocano il dies natalis approssimativamente tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265, periodo dell’anno governato dal mese del segno dei Gemelli, in virtù del fatto che il Poeta stesso scriva nel Canto XII del Paradiso “in quant’io vidi ‘l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso”. Ma se tali dati sono coerenti ed esatti da un punto di vista storico, non lo sono dal punto di vista astrologico. Nel 1265, infatti, era ancora in vigore il Calendario Giuliano e, dovendo calcolare la posizione dei pianeti durante il transito del Sole nel segno dei Gemelli, dobbiamo necessariamente convertire la data. Dalla tavola delle effemeridi, quindi, tale intervallo si collocherebbe tra giovedì 14 maggio e martedì 15 giugno 1265.
Ricalcolato il periodo, continuiamo l’analisi del Canto XXII del Paradiso (vv. 112-117), nel quale Dante specifica più cose di quanto si possa immaginare.
“… O gloriose stelle, o lume pregno/ di gran virtù (Mercurio), dal quale io riconosco/ tutto, qual che si sia, il mio ingegno (Mercurio governa l’intelletto),/ con voi nasceva e s’ascondeva vosco (nasceva e si nascondeva dietro di voi)/ quelli ch’è padre d’ogne mortal vita (il Sole, fonte di vita),/ quand’io sentì di prima l’aere tosco (quando nacqui in Toscana)…”
Quindi, il Sommo Poeta non si limita a narrarci che è venuto alla luce a Firenze quando il Sole era nel segno dei Gemelli, ma addirittura specifica che il Sole si congiungeva al pianeta Mercurio e alle “gloriose stelle”. Ora, stante il fatto che in astrologia il Sole viene considerato in congiunzione angolare con un altro pianeta quando dista da quello tra 0 a 10 gradi – e quindi si può già accorciare l’intervallo tra il 16-29 maggio (Cal.Giul.) – resta da interpretare cosa intenda Dante per “gloriose stelle”.
Ho trovato una tesi molto interessante di un Autore che ritiene possa trattarsi delle stelle Betelgeuse, la stella rossa della costellazione di Orione, e Capella dell’Auriga, che nel giorno 2 giugno 1265 (Cal. Giul.) si trovavano allineate al Sole; ma se questa interpretazione può soddisfare l’arguzia dell’astrologo moderno, non risulta però esaustiva del pensiero dantesco.
Per questa ragione, forse è necessario fare un passo indietro e tralasciare un attimo il “come” e “quando” e interrogarci sul “perché”.
I particolari inerenti la nascita non sono certamente intesi da Dante come autocelebrazione, ma come più alta celebrazione della grandezza divina. Il Poeta è consapevole, infatti, che l’intero viaggio intrapreso al fianco di Virgilio non sarebbe stato possibile senza che la Grazia divina gli avesse concesso un intelletto dalle qualità finissime con il quale poter conoscere e successivamente testimoniare ciò che aveva potuto sapere.
Tanto è vero che al momento in cui Dante uomo si contrappone all’anima di Ulisse, l’emblema dell’arguzia umana e della sete di conoscenza, il Poeta scriva: “Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio/ quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi,/ e più che lo ‘ngegno affreno ch’io non soglio,/ perché non corra che virtù nol guidi;/ sì che, se stella bona o miglior cosa/ m’ha dato ‘l ben, ch’io stessi nol m’invidi” (Inferno, Canto XXVI, 18-24).
Solo la virtù, quindi, può guidare verso l’elevazione qualsiasi intelletto, sia quello baciato da stelle favorevoli (stella bona) che dalla Grazia (miglior cosa). In caso contrario la pura razionalità viene limitata alla dimensione terrena, senza possibilità di redenzione.
La parabola ascendente che porta quindi all’elevazione la mente del Poeta, parte quindi dall’Inferno – in quanto uomo – ma arriva in Paradiso – in quanto segnato dalla Grazia divina.
Orbene, in quest’ottica non dovrebbe più interessare neanche a noi anelare a conoscere la fatidica data di nascita ma, qualora intendessimo procedere ugualmente, dovremmo forse cercare una data simbolica più che reale. Dante aveva conoscenze di astrologia elevatissime, tanto da poter costruire una cosmologia nella quale ad ogni Cielo governato da un determinato pianeta, corrisponde una qualità umana che – guarda caso! – è ancora tra quelle che l’astrologia moderna riconosce come valide.
Un esempio tra tutti: V Cielo, Cielo di Marte corrisponde ai Combattenti per la Fede, da cui Marte, archetipo del dio della guerra Ares, conferisce un animus combattivo e un temperamento tenace.
Ai fini della nostra investigazione astrale, è decisivo osservare che il Cielo VIII, quello delle Stelle Fisse, corrisponde ai Gemelli e al Trionfo di Cristo e di Maria.
Un Cielo davvero speciale, non trovate?
Tornando al punto di partenza e all’interrogativo iniziale, la fatidica data di nascita “simbolica” del Sommo Poeta l’avrei individuata in domenica 17 maggio 1265 del Calendario Giuliano, 24 maggio del Calendario Gregoriano, giorno in cui il Sole è congiunto a Mercurio, ma che corrisponde alla solennità di Pentecoste dell’anno 1265.
Quale uomo può essere più adatto a ricevere la Grazia di Durante di Alighiero degli Alighieri, nato il giorno della discesa dello Spirito Santo sugli uomini, risorto in Cristo per mezzo del battesimo la notte di Pasqua e morto il giorno dell’Esaltazione della Croce?
In fondo, poi, se avesse voluto darci conto della vera data, non avrebbe potuto più semplicemente indicarla? Perché non l’ha fatto, quindi? Non era importante!
Perché, perché… sempre “i perché” martellano le tempie della Rossa!
A presto con altri misteri, storici e non!