Le recensioni della Rossa per Thriller Café: IL FIUME PERDUTO di Michael Koryta
La bottiglia di Alyssa Bradford! … L’acqua della salute… Berla? Perché no? …Non ti succederà niente, lo sai. E’ acqua di sorgente, non è il prodotto di un esperimento chimico!…C’è un tappo. Puoi aprire la bottiglia, berne un sorso e richiuderla. Chi vuoi che se ne accorga?… Hai paura? Per qualche motivo, quest’acqua ti fa paura. Sei un fifone!
L’acqua è la protagonista del nuovo libro di Michael Koryta, Il fiume perduto, un thriller paranormale, in cui passato e presente si intrecciano a causa delle visioni che l’acqua contenuta in una bottiglietta quasi centenaria di Pluto Water genera nel protagonista, Eric Shaw.
Non vi parlerò oltre del libro, perché troverete una ampia recensione su http://www.thrillercafe.it/il-fiume-perduto-michael-koryta/ , e vorrei invece riportarvi alcune curiosità inerenti lo stesso.
I luoghi della narrazione sono assolutamente reali: French Lick e West Baden sono due località termali dello Stato dell’Indiana, conosciute fin dalla fine del 1800 per i grandi alberghi e i casino, meta preferita di personaggi di ogni genere, da Al Capone al pugile Joe Louis, che prima di ogni incontro faceva qualche giorno di ritiro a West Baden, sostenendo che l’acqua di quella valle lo rendeva imbattibile.
Di fatto le qualità curative dell’acqua sulfurea della valle – ribattezzata Pluto e più tardi imbottigliata nel vetro dalla Pluto Water – sembra siano solo blande proprietà lassative, ma ciò non toglie magia e fascino a luoghi.
Surreale, vengono definiti nel libro e vi assicuro che basta un giretto nel web per accorgersi che la cupola del West Baden Spring Hotel è quanto mai avveniristica per l’anno in cui fu edificata, ossia il 1902. L’architetto Harrison Albright impiegò 500 uomini, 10 ore al giorno per 270 giorni, spendendo la cifra totale di 414.000 dollari. Un’opera faraonica che ha lasciato un’impronta indelebile sul panorama di West Baden e nell’immaginario degli americani.
Anche l’autore è nato nei pressi, più precisamente a Bloomington, dove ancora risiede. Koryta stesso non fa mistero che l’ambientazione del suo thriller è un omaggio al suo Stato, l’Indiana. Nulla di male – anzi! – se tali luoghi risultano ancora tanto affascinanti e avvolti nel mistero.
E da ultimo, due parole su Michael Koryta.
Autore poco noto al grande pubblico italiano, ma già vincitore del Los Angeles Times Prize of Best Mystery con il romanzo Envy the night (Le oscure verità del passato, Kovalsky, 2008) e finalista nel 2005 – a soli 21 anni – all’Edgar Award con Tonight I said goodbye (L’ultima notte di Wayne, Feltrinelli, 2009), Koryta è destinato ad assurgere prestissimo al firmamento degli scrittori americani, sospinto anche dai lusinghieri commenti di due grandi come Michael Connelly e Joe Lansdale.
Si possono mai contraddire due leggende?
Buona lettura e a prestissimo dalla Rossa!